Le mille spine dell'autotrasporto. Nella sola provincia di Ancona perse in 10 anni 868 imprese

Autotrasporto in tilt. Molteplici cause continuano a mettere in ginocchio un settore di fondamentale importanza per la nostra economia (oltre l’80% delle merci in Italia viaggia ancora su gomma).
Per avere un quadro della situazione che sta investendo l’autotrasporto merci anche nella provincia di Ancona, basta dare uno sguardo ad alcuni dati dell’Albo Artigiani.
Nell’arco degli ultimi dieci anni (2001–2011) hanno chiuso l’attività 868 imprese di autotrasporto artigiane. Il saldo tra nuove iscrizioni e cessazioni tocca la punta negativa di –253 attività, dato che pone il comparto in cima alla triste classifica dei settori artigiani che sia in termini assoluti che percentuali presentano il quadro più  sfavorevole.
“Nell’ultimo periodo – racconta il responsabile provinciale Fita Cna Fausto Bianchelli – il continuo aumento del prezzo del gasolio alla pompa, +25 % in un anno, dovuto sia alle manovre speculative delle compagnie petrolifere (guarda caso assolutamente indenni dalle liberalizzazioni) sia alle accise governative, sta aggravando la crisi strutturale del settore trasformandola in una vera emergenza che diventa insostenibile per le imprese di autotrasporto. Il prezzo del gasolio in Italia è assolutamente fuori dal mercato. E’ il Paese europeo con il prezzo del carburante più alto, con 27 cent/litro in più rispetto alla media europea”.
Un autotrasportatore italiano oggi è costretto a pagare il gasolio alla pompa 33 cent in più di un suo collega francese o austriaco, 35 cent in più rispetto alla Spagna, ben 43 cent in più rispetto alla Slovenia.
Per non parlare poi del peso fiscale che grava sugli autotrasportatori italiani rispetto alla media europea.
“In questa situazione – continua Bianchelli di Fita Cna – l’autotrasporto nazionale rischia la completa marginalizzazione, non solo a livello di mercato internazionale, ma anche in patria”.
E in questo quadro, come se non fosse sufficientemente fosco, si aggiungono le novità previste dal nuovo Regolamento Comunitario che ridisciplina i requisiti di accesso e di mantenimento della professione di autotrasportatore.
“Il Regolamento n. 1071/2009 – spiega Bianchelli – entrato in vigore lo scorso dicembre (dopo due anni dalla sua emanazione in cui il Governo Berlusconi avrebbe dovuto apportare modifiche che puntualmente sono rimaste promesse disattese),  prevede, ad esempio, che le imprese che esercitano l’attività di autotrasporto debbano dimostrare, entro il prossimo giugno, la cosiddetta capacità finanziaria presentando fidejussioni bancarie o assicurative a partire da € 9.000 in su (a seconda del numero dei veicoli). Accanto a ciò si aggiungano ulteriori appesantimenti burocratici e l’indefinitezza di molte nuove norme e la non univoca interpretazione delle stesse da parte degli uffici periferici delle amministrazioni pubbliche”.
Convinzione di Fita Cna è che probabilmente l’impatto sul mondo dell’autotrasporto di queste disposizioni non è stato attentamente valutato: “tale adempimento mette in seria difficoltà moltissime imprese, soprattutto quelle di dimensioni minori, che trovano enormi ostacoli, in questo momento, all’accesso al credito bancario. E che potrebbero addirittura trovarsi nelle condizioni di non poter proseguire l’attività. Il paradosso è che tutto ciò avviene mentre da un lato si propagandano semplificazione e rimozioni di ostacoli all’esercizio di impresa”.
Fita Cna si sta battendo affinché siano rese più semplici, chiare, omogenee a livello nazionale e, soprattutto, meno impattanti sul piano finanziario le nuove disposizioni comunitarie.

UFFICIO STAMPA: DANIELA GIACCHETTI
 

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