Fidejussioni recupero rifiuti. Provvedimento che penalizza le imprese

In questi giorni stanno arrivando alle imprese che svolgono attività di recupero di rifiuti delle comunicazioni da parte della Provincia di Ancona con cui, richiamando una recente Delibera della Regione, si invitano tutti i soggetti che svolgono operazioni di recupero e/o smaltimento di rifiuti a prestare garanzie finanziarie (fidejussioni bancarie) in favore della Provincia, come requisito obbligatorio per proseguire l’attività.
La garanzia deve essere presentata entro il 21 febbraio 2012 ed è determinata a seconda della tipologia di recupero/smaltimento e della tipologia e quantità di rifiuti che vengono trattati. Qualora entro quella data non si riuscisse a presentare la fidejussione, decade l’autorizzazione allo svolgimento delle suddette attività.
Ora sappiamo che tali garanzie sono richieste dalle leggi nazionali (D.Lgs. 152/2006), ma la misura delle stesse viene decisa dalla Regione.
Gli importi previsti nel provvedimento regionale risultano, a nostro giudizio, spropositati, spesso insostenibili (anche molto oltre i 100.000 €).

Questa Delibera è stata adottata senza tenere conto:

 delle enormi difficoltà ed in molti casi dell’impossibilità dell’accesso al credito e quindi della grande ritrosia nella concessione di ulteriori fidejussioni da parte del sistema bancario;
del momento congiunturale che stanno vivendo le piccole imprese e che sta pesantemente stressando il nostro sistema economico regionale;
che per svolgere le attività di recupero e smaltimento occorre farsi rilasciare una specifica autorizzazione dalla Provincia o dalla Regione e che per ottenere l’autorizzazione occorre, giustamente, dimostrare di possedere e di mantenere precisi requisiti tecnici, ambientali ed urbanistici (si pensi alla Valutazione di Impatto Ambientale) che costituiscono, in molti casi, investimenti e costi di esercizio molto elevati;
infine, che molte di queste attività sono già tenute a prestare fidejussioni bancarie o assicurative consistenti in favore del ministero dell’Ambiente.

Per concludere vogliamo segnalare che tra i soggetti obbligati risultano anche le autocarrozzerie che effettuano distillazione di modestissimi quantitativi di solvente, per poterlo riutilizzare nell’ambito del proprio ciclo produttivo, piuttosto che smaltirlo come rifiuto pericoloso. Tale pratica antica e sostenibile andrebbe supportata e non disincentivata, perché consente, praticamente senza significativi rischi ambientali,  di riutilizzare un prodotto e quindi di non introdurre nell’ambiente uno scarto pericoloso.
Ci sono sentenze di Tribunali che considerano questa attività un riutilizzo nell’ambito del medesimo ciclo produttivo e non un’attività di recupero di rifiuto vera e propria e dunque non soggetta ad autorizzazioni. Così come ci sono Regioni e Province che considerano, per i motivi sopra citati, tale attività non compresa tra quelle soggette ad autorizzazioni, mentre nella Regione Marche si richiede addirittura una Valutazione di Impatto Ambientale (come se si trattasse di una discarica).
La Regione si era impegnata a considerare la questione ma sembra aver tirato dritto, addirittura disincentivando ulteriormente l’attività con fidejussioni da 5.000 a 15.000 €.
Chiediamo con forza che si riveda in tempi rapidi il provvedimento. Nel frattempo consiglieremo alle nostre carrozzerie di non stipulare fidejussioni e di dismettere i distillatori.

FAUSTO BIANCHELLI
Responsabile provinciale
CNA Servizi alla Comunità

 

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