L’alimentare sfida la crisi. I dati dell’albo artigiani della provincia di Ancona (periodo: gennaio-giugno 2011) confermano la tenuta del settore: sono nate 61 nuove imprese artigiane alimentari e 55 hanno cessato l’attività (saldo +6).
L’andamento numerico relativo ai primi sei mesi dell’anno pone il settore al 4° posto in termini di saldo (1° posto per gli impiantisti con un saldo di +12) e al 2° posto per quanto riguarda la nascita di nuove imprese in valori assoluti (1° posto per l’edilizia con 199 imprese nate, che tuttavia non sono bastate ad arginare la chiusura di attività dato che il saldo in questo settore risulta pari a –15).
Cautela da parte della Cna Alimentare della provincia di Ancona che invita a riflettere sui dati degli ultimi 10 anni.
“Da un confronto con gli anni precedenti – spiega Andrea Cantori, responsabile provinciale Cna Alimentare – il dato tendenziale rileva un rallentamento della crescita di imprese: nello stesso periodo gennaio-giugno del 2010, le nuove imprese iscritte erano 50 a fronte di 37 imprese cessate con un saldo di +13, ovvero 7 in più rispetto all’anno in corso”.
“Dal 2001 al 2010 – continua Cantori – le imprese artigiane alimentari hanno registrato 879 nuove iscrizioni alla Cpa, contro le 661 cessazioni per un saldo di +218. Questi dati fanno del settore alimentare, in 10 anni di rilevazioni dell’albo artigiani, il secondo miglior comparto dopo l’edilizia (in 10 anni un saldo positivo di 1040 imprese). Mentre però il settore edile negli ultimi 2 anni ha registrato un saldo negativo, l’alimentare, ad esclusione del 2001, ha registrato costantemente saldi positivi (9 anni consecutivi di crescita!)”.
“Non dobbiamo illuderci – conclude il responsabile provinciale di Cna Alimentare – perché in ogni caso i numeri degli ultimi dieci anni fotografano il rallentamento della crescita del comparto alimentare e ciò è sinonimo di crisi in corso che non risparmia il settore. Il dato più significativo si registra in termini di valore assoluto dell’avvio e delle cessazioni delle imprese: ritroviamo molte più aperture ma anche molte più chiusure di attività alimentari rispetto all’anno scorso, il che potrebbe essere indice di una certa confusione imprenditoriale. Potrebbe cioè essere in atto un fenomeno legato a tentativi: imprenditori, usciti dal mercato del lavoro per vari motivi, che cercano di avviare una nuova attività, o riconversioni produttive in un settore ritenuto di traino. Queste esperienze sono spesso fragili se non supportate adeguatamente da una conoscenza del mercato e soprattutto della clientela di riferimento”.
UFFICIO STAMPA: DANIELA GIACCHETTI