di Massimiliano Santini*
La drammatiche conseguenze dell’esondazione del Misa nel senigalliese lasciano tutti sgomenti, stretti nel dolore per le vittime e profondamente toccati per le sofferenze cagionate alle comunità di Senigallia e dei Comuni a monte in un raggio di oltre 20 Km. A mente calda prevale la rabbia e la ricerca di colpe ma purtroppo, salvo scongiurabili interventi scriteriati che rendono ancor più precarie le varie situazioni, si tratta, in questo caso ed in altri, di eventi catastrofici naturali, tendenzialmente riconducibili a vario titolo allo sfruttamento oltremodo spinto, impattante ed invasivo del territorio, incurante di ogni sua possibile reazione. La Cna da sempre professa la necessità di pianificare uno sviluppo, in ogni sua articolazione, che cominci dalla valorizzazione delle identità e del contesto ambientale, prediligendo il recupero, le ristrutturazioni e le riconversioni dei contenitori civili e produttivi in luogo all’urbanizzazione ed edificazione selvaggia; passi per il sostegno alle piccole attività artigianali e commerciali nei centri cittadini al posto della cementificazione di nuove aree a valle in cui collocare grandi zone commerciali e produttive. A volte si operano soluzioni che sono in conflitto con l’esistente, che viene piegato a tale logica, canalizzando altrove il corso dei fiumi, ad esempio, laddove strade, parcheggi, capannoni e abitazioni pensano di proliferare senza pagare dazio e senza le necessarie precauzioni. Ebbene, questi ed altri campanelli di allarme ci debbono portare a riconsiderare una strategia di sviluppo
che faccia tesoro di tali scongiurabili insegnamenti e ci induca a ripensare il modello di riferimento economico e sociale, che non può prescindere dalla intima concertazione con la particolare conformazione e criticità del territorio.
*Direttore CNA Provincia Ancona