L’eccezionale ritrovamento permette per la prima volta di testimoniare il passato di gente povera di fine ‘700 / inizio ‘800
di DANIELA GIACCHETTI
Venti abiti di povera gente contadina risalenti alla seconda metà del ‘700 / primi anni dell’800, sono stati restaurati ad Ancona presso il laboratorio La Congrega di Valeria David, dirigente della Cna (nella foto a sx una fase del restauro), uno dei pochissimi laboratori a svolgere questa delicata attività in tutta la regione Marche. Tali abiti vestivano altrettanti corpi trovati mummificati negli anni scorsi durante alcuni lavori di consolidamento nella cripta della Chiesa della Santissima Annunziata di Monsampolo del Tronto (Ap).
Si tratta di un ritrovamento eccezionale, di cui si sono occupati, ognuno per la sua competenza, il Comune di Monsampolo sotto la supervisione del dott. Daniele Diotallevi della Soprintendenza di Urbino, l’archeologa Mara Miritello (consulente della Soprintendenza per i beni archeologici), l’Università di Camerino dove il mummiologo Franco Rollo ha studiato i corpi, infine la storica del costume Thessy Schoenholzer Nichols che ha collaborato con Valeria David nella fase di restauro degli abiti.
La particolarità di questo ritrovamento è data soprattutto dal fatto che il processo di mummificazione è avvenuto per motivi naturali grazie a condizioni climatico-ambientali che hanno eccezionalmente permesso di conservare i corpi ma anche gli abiti realizzati con fibra vegetale (canapa, lino, ginestra) che solitamente si disfano e che abbigliavano gente povera, contadina, che non aveva possibilità di vestire capi in fibre pregiate quali lana e seta (che solitamente si conservano). Ecco allora che il ritrovamento è una rarissima occasione di studiare e testimoniare la vita contadina di un’epoca della quale ci sono veramente poche tracce, a parte tavole dipinte, mentre sono sempre parecchie le possibilità di avere reperti che testimoniano la vita della nobiltà o del clero. Dal punto
di vista storico, il recupero di queste mummie e dei loro abiti ha una valenza straordinaria: permette di portare alla luce un periodo, nella sua quotidianità, che fino ad ora non aveva potuto avere nessun tipo di indagine.
Tra i pezzi ritrovati: abiti femminili, gilet maschili, calze, cuffie, camicie. Tutti molto rappezzati, ma allo stesso tempo ricchi di particolari come bottoncini, preziosi merletti e ricami, segno che i corpi sono stati seppelliti con le vesti povere ma migliori, quelle della festa. (Nella foto sotto a dx, la teca con gli abiti restaurati)
Alcuni abiti sono stati tinti probabilmente con guado, pianta che dona una colorazione indaco, di cui proprio in questi tempi si stanno riscoprendo le qualità e le caratteristiche uniche che potrebbero rilanciare un settore che va dall’agricoltura alla moda.
Il lavoro di restauro eseguito da La Congrega è passato attraverso diverse delicatissime fasi: disinfestazione, spolveratura con microaspiratori, interventi di consolidamento con l’inserimento di tessuti di supporto fissati a cucitura a mano nell’oggetto originale con finissimi fili di seta, infine ricostruzione dell’abito dopo averne studiato e compreso le misure.
Attualmente è stato allestito presso la cripta della Chiesa della Santissima Annunziata di Monsampolo del Tronto, nello stesso luogo del ritrovamento, un museo permanente che espone quattro mummie, di cui due vestite, e tutti gli abiti restaurati oltre ad alcune ricostruzioni.
Il museo è aperto su richiesta durante la settimana e sempre il sabato e la domenica.
(Una delle mummie esposte al Museo)