Apprezziamo la politica del “detto e fatto”
di Massimiliano Santini*
Abolite le Province? No, eliminate le elezioni provinciali. Non è sufficiente per razionalizzare i livelli istituzionali, come chiesto dalla Cna.
Senza tagliare la macchina burocratica, fatta dell’apparato stratificato di funzionari, burocrati, dirigenti e vari tecnocrati di turno, il provvedimento di cui si sta parlando rischia di tradursi in un mero trasloco di dipendenti pubblici dalle Province alle Regioni e Comuni, cadendo nel paradosso di moltiplicare a regime i costi e comunque girare attorno al vero e vecchio problema, che esce dalla porta per rientrare dalla finestra.
Ed allora è naturale chiedersi se si tratta solo di propaganda e può creare confusione nelle competenze. Per ora preferiamo moderare gli entusiasmi ed incassare con favore il primo atto di un iter costituzionale ben più lungo e complesso.
Di cosa si tratta. Il provvedimento in questione, ddl Delrio, ridefinisce totalmente il ruolo delle Province, svuotandone i poteri e facendone enti di secondo livello. In sostanza non ci sarà più l’elezione diretta di presidenti e consiglieri, si introducono dieci città metropolitane, si favorisce la fusione tra Comuni più piccoli e si assegna la rappresentanza istituzionale di quel livello ai sindaci e ai consiglieri comunali, peraltro gente già pagata dalla pubblica amministrazione. Ciò eviterà dal 2015 ulteriori emolumenti a favore di consiglieri e giunte provinciali in 52 Province che sarebbero andate al rinnovo e ai 21 enti commissariati (tra i quali la Provincia di Ancona) con un risparmio di oltre 110 mln di euro all’anno, ai quali si aggiungono circa 300 mln per le soppresse elezioni.
Dunque il primo spinoso atto delle riforme istituzionali promesse da Renzi si è concluso con il ricorso al voto di fiducia di mercoledì scorso, incassata sul filo di lana proprio al Senato, che dovrà esso stesso passare di mano secondo le intenzioni del primo ministro. Il disegno di legge è riuscito a superare il terreno magmatico e paludoso dei compromessi e degli interessi elettorali, in una fase in cui, in vista delle elezioni europee, il ceto provinciale ha provato a far valere i suoi voti.
Per questo atto di coraggio e coerenza un primo giudizio non può che essere positivo, perché rispetta il principio cardine con il quale si deve riaccreditare la politica, ovvero “detto e fatto”. Tuttavia la razionalizzazione dei livelli istituzionali che chiediamo da anni richiede di intervenire urgentemente
con tagli seri e concreti senza limitarsi a “spostare le pedine”.
Prossime tappe sono la riforma del Senato e del Titolo V, ben più complesse ed articolate di quella delle Province. A riguardo invitiamo intanto le Regioni, che sono già in fermento, a non mettersi di traverso.
*Direttore CNA Provincia Ancona