La fragilità di Internet delle Cose

INTERNET E LA SICUREZZA
CHIEDI A:

Francesca Giuliani, responsabile servizio Privacy CNA Provinciale di Ancona
fgiuliani@an.cna.it
Francesca GiulianiAttacco hacker blocca per alcune ore il web statunitense
CNN, New York Times, eBay, Twitter, Netflix, Spotify e altri colossi dell’informazione e dell’economia americana, il 21 ottobre 2016 sono stati messi fuori uso da un attacco hacker senza precedenti indirizzato verso il provider Dyn.
Dyn, svolge il compito di indirizzare il traffico Web, nel senso che i suoi server gestiscono parte del «Domain Name System» della rete americana traducendo in indirizzi IP (numerali), comprensibili ai computer, quei nomi di siti che si digitano nei browser.
L’attacco di tipo “DDoS” (Distributed Denial of Service) sarebbe partito da migliaia di oggetti (“smart devices” quali: videoregistratori, telecamere di sicurezza, sistemi di controllo per neonati, frigoriferi), presenti nelle case di cittadini ignari, in grado di intasare i server dell’azienda di false richieste e bloccarli per diverse ore; l’indirizzamento verso questo obiettivo sarebbe stato possibile grazie ad un malware denominato “Mirai” diffusosi in rete nell’ultimo periodo.
La fragilità di Internet delle Cose, con i suoi 7 miliardi di oggetti diffusi in tutte le parti del mondo, rappresenta per alcuni analisti di sicurezza informatica il più grande problema di sicurezza attuale.
FBI e Sicurezza nazionale, intanto, hanno avviato indagini senza però ancora riuscire a dimostrare che dietro questi attacchi vi sia una qualche regia russo-cinese.
Un tweet di Wikileaks, che a distanza di un giorno dall’attacco invitava i propri sostenitori di smettere di attaccare i siti internet USA, ha fatto pensare anche ad un collegamento all’organizzazione di Julian Assange.

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