di OTELLO GREGORINI
Direttore CNA Provincia Ancona
ANCONA – E’ in arrivo un autunno delicato, dopo un’estate non certo favorevole sotto il profilo della crisi economica. Una situazione di criticità certificata dall’Istat che registra un arretramento del Pil pari a –2,6%. Lo stesso presidente del consiglio, Monti, ammette che le scelte operate dal governo tecnico hanno contribuito ad accrescere la fase recessiva. Ora ci si parano di fronte alcuni mesi, da qui a primavera, periodo delle prossime elezioni, che potrebbero essere critici se non affrontati nel modo giusto. E questo è lo stato attuale della crisi. Quindi quali le prospettive? I sacrifici affrontati e quelli ancora da affrontare porteranno in direzione di una ripresa?
Giusto nei giorni scorsi, la Cna ha presentato i risultati dell’indagine semestrale sulla congiuntura provinciale, riferita ai primi sei mesi del 2012 e alle prospettive per il secondo semestre dell’anno. Dal report, cercando di leggerlo in chiave positiva, emerge chiaramente la pesantezza della situazione attuale ma si intravedono altresì alcuni segnali che possono indurci a pensare che a fine anno 2012 o al massimo ad inizio 2013 potrebbero avvertirsi finalmente alcuni segnali di speranza. Bisogna rendere questa prospettiva concreta, rovesciare le negatività per portare positività. Le imprese attendono risposte che le aiutino ad andare avanti.
L’impegno del governo Monti è stato forte su alcune fondamentali questioni, quali: calo dello spread, calo degli interessi, banche che tornano a prestare denaro, maggiore credibilità del Paese. Ora attendiamo di verificarne i benefici.
Intanto, bisogna però verificare cosa sta accadendo nel nostro Paese mentre recuperiamo credibilità tramite i sacrifici introdotti, e sotto questo punto di vista l’operato del governo non brilla, in parte per le contraddizioni della strana maggioranza che lo sostiene e in parte per la “approssimazione” e la “leggerezza” con cui operano certi ministri. Servono subito risorse per la crescita e per dare lavoro alle nostre imprese, mettendole di conseguenza in grado di garantire occupazione. Niente patrimoniale, ma intanto con l’Imu si riequilibra il bilancio, con la spending review forse si riesce a non aumentare l’Iva, con la lotta all’evasione si cerca di far fronte agli imprevisti… ma quali sono le risorse vere per sbloccare il patto di stabilità e quindi per pagare i creditori? Si intende mettere in vendita parte del patrimonio per contenere consistentemente il debito. Bene. Ma si riesca a dirottare qualche miliardo subito nell’economia di tutti i giorni! Tra le scelte compiute, ad oggi solo l’intervento su ristrutturazioni e risparmio energetico ha un effetto immediato, il resto si spalma su un ipotetico futuro e nel frattempo i consumi interni, il mercato immobiliare, i servizi, come fanno a tenere? Tutti dobbiamo fare di più, ma è indubitabile che senza un intervento diretto del governo, subito spendibile, quella prospettiva meno fosca di cui ci parlano le indagini sulla congiuntura economica può risultare un’utopia. I sacrifici chiesti a imprese, lavoratori, pensionati, cittadini devono permettere la ripresa che può verificarsi solo con il rilancio dell’economia e del sistema imprenditoriale.