Il commento di Andrea Riccardi, responsabile provinciale CNA Commercio e Turismo
Stillicidio di negozi in centro ad Ancona, chiudono storici locali e le saracinesche restano abbassate anche dopo tanto tempo. Che sta succedendo? La crisi del commercio deriva da un insieme di cause, a partire dal crollo dei consumi dovuto al minor potere di acquisto da parte delle famiglie, per passare attraverso un aumento di imposte che pesano sempre di più sulle imprese.
Concorrenza dei centri commerciali, affitti eccessivi, difficoltà di ottenere crediti dalle banche e costi della burocrazia sono poi altri problemi che le attività commerciali del centro, e non solo, si trovano
ad affrontare.
Ancona è una città che ha molte potenzialità e la nuova amministrazione deve trovare un modo per metterle a sistema ed impostare un piano di rilancio del centro storico, del commercio e dei pubblici esercizi.
Ancona è un vero e proprio contenitore ricco di attrattive e risorse, purtroppo scollegate tra loro e non valorizzate, tranne nelle rare occasioni in cui si riesce ad organizzare qualcosa per rianimare il centro.
Un esempio su tutti è il porto, che deve tornare ad essere integrante parte della città, così come avviene in altre realtà del nord (Trieste e Genova).
Si dovrebbero adottare quelle strategie che altre città come Rimini o Ravenna hanno messo in campo da anni e investire sulla ricerca del gusto e della bellezza.
Sarebbe importante anche far risaltare la ricchezza di storia di questa città, attraverso una corretta valorizzazione dei monumenti e un sistema di illuminazione, arredo urbano e promozione turistica adeguato.
Il tasso di natalità delle imprese legate al commercio della provincia è il più basso di tutta la regione e il tasso di mortalità il più alto. Le istituzioni devono investire sulle imprese, sgravarle dalle tasse, rilanciare i consumi e puntare sul ricambio generazionale o i dati registrati nella provincia di Ancona nel primo trimeste del 2013 (76 nuove attività contro 187 cessazioni) rischiano di ripetersi nei prossimi mesi e di far cadere il territorio in
una stagnazione senza ritorno.