Indagine congiunturale
della Cna, associazione provinciale di Ancona
Nella provincia di Ancona, tra le imprese di micro e piccola dimensione, il primo semestre 2012 ha registrato un aggravarsi della crisi: un ulteriore addensarsi dei casi di imprese con livelli di attività in diminuzione (giunte al 47% dei casi), un’ulteriore rarefazione di imprese con attività in crescita (solo il 15,5% dei casi).
Il fatturato è in calo, per quanto riguarda le componenti locale e nazionale, per quasi il 60% delle imprese.
La situazione più difficile riguarda le attività dell’edilizia e dell’installazione impianti, dove a fronte del 9,8% di imprese che aumentano l’attività, si registra il 51,2% delle imprese in condizione di diminuzione dell’attività stessa. Nei servizi, la distribuzione tra casi di miglioramento (11,7% delle imprese) e peggioramento (48,3%) risulta di poco meno pesante. Nel manifatturiero il 21,3% delle imprese migliora i livelli di attività mentre il 43,6% li registra in diminuzione.
Per il secondo semestre 2012 le attese continuano ad essere orientate in negativo anche se in misura meno marcata rispetto alla prima parte dell’anno. L’alleggerimento atteso per lo stato di difficoltà è più deciso nel manifatturiero dove, tuttavia, i casi di peggioramento dell’attività (29,8%) prevarranno ancora su quelli di miglioramento (22,3%). Lo squilibrio tra casi di difficoltà e di miglioramento è invece atteso rimanere elevatissimo sia nell’edilizia impianti (43,9% contro 9,8%) sia nei servizi (44,1% contro 11,9%).
Tra le attività manifatturiere la situazione peggiore è risultata quella dell’aggregato “altre produzioni”: il 61,5% delle imprese registra livelli di produzione in calo. Le produzioni tradizionali dei distretti sembrano, dunque, accusare relativamente di meno il peso delle difficoltà anche se, tra esse, permane difficilissima la situazione del settore legno-mobile dove solo il 7,7% delle imprese registra attività produttiva in crescita, mentre il 38,5% la registra in diminuzione. Nella meccanica si registra la quota più elevata tra i settori manifatturieri di imprese in miglioramento nei livelli produttivi (25,0%) e la più bassa di quelle in peggioramento (31,3%). Nel sistema moda (tac: tessile abbigliamento calzatura) la situazione è in miglioramento per il 16,7% delle imprese e in peggioramento per un terzo dei casi (33,3%).
E’ importante sottolineare come per la seconda metà del 2012, due importanti settori (moda e meccanica) prevedano una prevalenza di casi di miglioramento su quelli di peggioramento: nella moda i casi di crescita produttiva (27,3%) sono previsti superare quelli di diminuzione (18,2%) di oltre 9 punti percentuali; nella meccanica (25% contro 18,8%) di oltre 6 punti.
La situazione dei pagamenti peggiora: a fronte di un lieve alleggerimento nella situazione dei pagamenti verso i fornitori (aumenta la quota delle imprese che li registra in allungamento) peggiora drasticamente la situazione dei pagamenti da parte dei clienti: la quota di imprese che registra tempi di riscossione in allungamento si riporta ad oltre il 60% dei casi, percentuale allineata con quella che si registrava all’inizio del periodo di crisi (il 2009).
La diffusione degli investimenti continua a calare (era al 25,2% delle imprese nel primo semestre 2011, è al 24% alla fine del primo semestre 2012) ed è attesa anche per la seconda parte dell’anno in diminuzione (21,4% delle imprese). Tale andamento è dovuto, però, alla dinamica fortemente decrescente nelle attività di servizio, dove la diffusione degli investimenti passa dal 29,6% delle imprese nel primo semestre 2011 al 24% nel primo semestre 2012 ed è prevista limitarsi al 14,7% delle imprese per la seconda metà del 2012.
Nelle manifatture, invece, la diffusione degli investimenti cresce (dal 26,7% del I semestre 2011 al 29,1% del I semestre 2012) ed è attesa aumentare anche per la seconda parte del 2012 (fino a raggiungere il 29,5% delle imprese).
Anche nell’edilizia-impianti si registra una dinamica crescente (seppur moderatamente) per la diffusione degli investimenti (da 14,6% nel I semestre 2011 a 15,4% nel I semestre 2012; con un ulteriore crescita attesa nel secondo semestre dell’anno).
Un modesto alleggerimento delle difficoltà occupazionali si affaccia nei dati relativi alle imprese che intendono diminuire l’occupazione: dal 25,6% delle imprese nel primo semestre 2011 si passa al 20,1% delle imprese nel primo semestre 2012. Cresce, inoltre, la quota di imprese che mantengono stabile l’occupazione (da 64,4% a 73,2%).
Cresce decisamente nel primo semestre 2012 il ricorso alla cassa integrazione guadagni che interessa il 24,3% del totale delle imprese che hanno risposto (un anno prima era il 16,6%).
Tra le misure che le imprese intendono adottare per fronteggiare la crisi cala di molto quella relativa alla ricerca di "nuovi mercati in Italia", che non è più la prima tra le misure indicate perché superata dalla "riduzione dei margini" (34,2%) e dalla "riduzione del personale" (30,3%). Cresce (ma è ancora relativamente bassa, inferiore al 18% dei casi) la diffusione dell'intenzione di ricercare "nuovi mercati all'estero". Cresce l'intenzione di ricorrere a nuova liquidità (è al 26,4% delle imprese) ma non per nuovi investimenti: perde difatti ulteriormente diffusione l'intenzione di "nuovi investimenti" (21,6% dei casi). Cresce ulteriormente la diffusione dell'intenzione di "chiusura dell'attività" (ora diffusa tra il 15,6% delle imprese) e resta modesta la diffusione dell'idea di "riconversione".
Il "sentiment"
La situazione vista dall’imprenditore:
analisi degli elementi che rendono difficile la gestione e/o possono peggiorarla
Un supplemento di indagine orientata a cogliere gli elementi che rendono difficile la gestione e/o possono peggiorarla; la scheda è stata ideata per delineare l’intensità, ovvero l’importanza dei fenomeni, per la gestione dell’impresa.
Sotto il profilo della situazione finanziaria gli elementi di maggiore preoccupazione per gli imprenditori sono stati più frequentemente (77,6% dei casi) indicati nell’inadeguata liquidità, poi nell’onerosità dell’indebitamento (76,3%); seguono per importanza le dilazioni troppo lunghe sui crediti (73,9%).
Sotto il profilo della situazione economica, le voci di maggiore preoccupazione sono quelle relative a Margini di guadagno in calo (81,4% delle imprese), Costi in crescita (78,4%), Ordinativi in calo (45,2% delle imprese), Redditività troppo incerta di eventuali investimenti (73,1%).
Per quanto riguarda il rapporto con il fisco e gli esattori, gli imprenditori intervistati hanno attribuito una importanza molto maggiore alla Difficoltà nel pagare le tasse e le imposte (74,9% delle imprese) che non alle Cartelle di Equitalia da pagare, segno che i debiti pregressi verso il fisco sono molto meno importanti di quelli attuali.
Quanto osservato in ordine alla diffusa presenza di un corretto rapporto con l’amministrazione fiscale trova riscontro nelle indicazioni relative alla preoccupazione per controlli e adempimenti: i controlli fiscali frequenti e invasivi sono assai meno spesso ritenuti importanti o molto importanti sotto il profilo della difficoltà di gestione (“solo” dal 40,8% delle imprese). Lo sono molto più spesso gli adempimenti ai quali le imprese devono sottostare per essere e rimanere operative.
La diffusa Difficoltà a mantenere i livelli occupazionali (importante per il 68,3% delle imprese) e la Difficoltà a pagare gli stipendi (importante per il 58,1%) delineano come questa fase della lunga crisi minacci ancora gravi effetti occupazionali: le imprese di piccola dimensione si confermano fra le ultime a operare riduzioni di organico, e ciò per vari motivi. Tra tali motivi, anche il buon livello del rapporto con i dipendenti e il fatto che le incomprensioni per richieste e atteggiamenti che non tengono conto delle difficoltà siano indicate importanti da meno del 50% delle imprese. Tra i rimanenti aspetti di preoccupazione che sono stati valutati dagli imprenditori, si nota immediatamente come il più diffuso assillo sia rappresentato dalla Mancanza di attenzione da parte delle Istituzioni (per il 87,2% delle imprese). Le imprese si sentono in larga misura troppo trascurate da parte delle istituzioni (quando non lasciate completamente sole). Si tratta della voce più diffusamente indicata “importante”o “molto importante” tra tutte le voci considerate. Tra le attribuzioni di strategicità seguono – ma a grande distanza – le indicazioni della Mancanza di supporto adeguato nell’azione dell’Associazione di categoria (importante per il 64,3% delle imprese), della Carenza di ordine pubblico e di sicurezza (per il 50,3% delle imprese) e delle Incomprensioni crescenti e rapporti sempre più difficili con fornitori, clienti, consulenti (45,2%). Poco diffusa (ma certamente non trascurabile) l’indicazione di molto importante attribuita alle pressioni della criminalità (22,4%) a indicare che nell’area provinciale la sensazione di forte Carenza di ordine pubblico e di sicurezza già commentata, non corrisponde (se non altro per grado di diffusione) alla sensazione di intimidazione da parte di organizzazioni criminali o di singoli malviventi.
L'analisi congiunturale viene eseguita ogni 6 mesi attraverso la somministrazione alle pmi della provincia (suddivise per settori e territori) di un questionario online.
Il campione consiste in 280 imprese
L'analisi relativa al "sentiment" è una novità assoluta
Di seguito pubblichiamo i report completi:
[download id=”114″]
[download id=”115″]
UFFICIO STAMPA: DANIELA GIACCHETTI