I dimenticati della A.Merloni, non tutti hanno avuto la stessa attenzione

FABRIANO – In questi giorni non si fa altro che parlare dei lavoratori esclusi dalla nuova azienda Jp Industries controllata da Giovanni Porcarelli che ha acquisito per una manciata di milioni (13 se quanto è riportato dai giornali è corretto) le strutture produttive della A. Merloni Spa (oltre 350 mila mq. coperti – Santa Maria, Marangone e Gaifana – comprese le pertinenze e gli impianti industriali). Un bell'affare senza dubbio che non ripagherà neanche  in  parte i debiti accumulati dalla Ardo con i fornitori, le banche e l'indotto.
Dobbiamo ribadire, pur con tutto il rispetto per questi lavoratori, che non è stata usata la stessa moneta per ripagare gli sforzi fatti in questi anni dalle imprese dell'indotto e dalle loro maestranze, che sono state lasciate da sole a fronteggiare gli innumerevoli problemi che il commissariamento della Merloni ha creato, quasi ci fossimo tutti dimenticati  di loro.
Ci sembra ormai chiaro che a tutt'oggi chi pagherà il conto più salato saranno proprio le piccole imprese del territorio che per anni sono state le aziende satelliti dei grandi gruppi industriali fabrianesi, che per tutto questo tempo hanno contribuito a far crescere fatturato e ricavi della A. Merloni portando un contributo importante a questa azienda, alle altre per cui lavoravano e al territorio fabrianese nel suo complesso.
Complice la legge Marzano e la discutibile gestione commissariale,  tutto è finito per pesare sulle spalle di queste aziende che sono state immolate sull’altare della “svendita” dell’intero gruppo.
Quello che ci sembra spontaneo domandarci è se il commissariamento della Antonio Merloni Spa sia stato condotto con la dovuta cautela che avrebbe meritato una situazione così onerosa per tutto il territorio fabrianese e se sia stato fatto tutto il possibile per tentare la ristrutturazione economico-finanziaria-produttiva dell'azienda (come prescrive la legge) per salvaguardare l'unita' operativa dei complessi aziendali, tenuto conto degli interessi dei creditori.
Ad oggi non conosciamo nemmeno le cifre relative alla vendita dei vari assets, e se ci sarà un futuro per le imprese dell’indotto, che gravate dai crediti non riscossi e dalle revocatorie, sono costrette a chiudere. Adesso tutto diventa più difficile immersi come siamo in una recessione che sembra essere senza sbocchi ed alla crisi della Merloni si aggiungono i segnali inquietanti che vengono dal settore delle cappe aspiranti. In questi anni è mancato un disegno complessivo per dare un futuro al nostro territorio facendo crescere le piccole imprese e nel contempo spiegando loro che la strada della sub-fornitura era stretta e rischiosa di fronte alla globalizzazione dei mercati.
Come Cna di Fabriano continueremo a vigilare e portare avanti le giuste rivendicazioni di queste imprese, a cominciare dalla revocatoria, ultimo atto indecoroso di una vicenda che dovrebbe essere analizzata con maggiore attenzione ed essere portata alla ribalta nazionale come una delle più grandi crisi della storia industriale italiana.

CNA FABRIANO
 

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