di Massimiliano Santini*
Quando i diritti acquisiti dalle vecchie generazioni ostacolano i diritti legittimi delle nuove leve, si rischia uno scontro generazionale che tende ad imbrigliare, involvere ed imbarbarire una società vecchia e stanca.
Un Paese che spende circa 45 miliardi di euro per politiche pensionistiche insostenibili e poco lungimiranti, impone una sollecita riforma tesa a riequilibrare il quadro sociale che ne è scaturito, poiché grazie al generoso modello retributivo adottato in passato e soprattutto al vituperato “vitalizio riservato a pochi eletti”, si rischia di vanificare il futuro contributivo dei nuovi occupati, già fortunati ad avere un lavoro dignitoso. E mentre si assiste allo scontro politico di parte, in barba all’interesse comune, affiorano tutte le contraddizioni del nostro sistema istituzionale e normativo, referenziale e ripiegato su se stesso, chiuso nelle stanze dei palazzi. Intanto si assiste alla desolata emorragia dei nostri “cervelli” all’estero, che fa il paio con quella dei migranti africani nelle coste siciliane.
La timida ripresa registrata in questi primi mesi, i tre decimi di ossigeno nell’indice del Pil, è in larga parte frutto di una convergenza epocale tra fattori congiunturali favorevoli ma esogeni al nostro modello economico e alle politiche avviate. Per cavalcare questa “onda perfetta” occorrono rapide ed efficaci politiche economiche espansive e meritocratiche, capaci di intaccare il monolite della burocrazia e rimuovere le incrostazioni sedimentate negli anni nelle pieghe degli apparati, altrimenti rischiamo di salire sul treno della ripresa nell’ultimo posto disponibile, mentre le solide locomotive d’Europa continueranno a viaggiare ai primi posti.
*Direttore CNA Provinciale Ancona