Def, tagliare le spese per ricucire il rapporto con le imprese

di Massimiliano Santini*
Tagliare le spese improduttive in maniera puntuale e calibrata per liberare risorse da rimettere in tasca ad imprese e cittadini è musica per le nostre orecchie.
Aumentare la tassazione sulle plusvalenze delle quote Bankitalia dal 12 al 26% a carico delle banche, che continuano nel frattempo a fare orecchie da mercante verso le imprese (dato tendenziale annuo dell’erogato alle pmi di febbraio –5,1%, dopo il –4,9 di gennaio 2014 rispetto allo stesso mese del 2013), associato all’incremento dal 20 al 26% delle tasse sulle rendite finanziarie al fine di ridurre l’Irap, al tetto per gli stipendi lordi dei manager pubblici a 238.000 euro, alla digitalizzazione delle p.a. e alla razionalizzazione delle spese, vanno nella direzione giusta.
Tuttavia sono usciti dal mirino del presidente Renzi altri interventi altrettanto incisivi, quali il contributo straordinario dalle pensioni d’oro, l’alleggerimento dei vitalizi e delle indennità dei consiglieri regionali e il processo di azzeramento del finanziamento pubblico ai partiti, che valgono oltre 2 mld di euro. Cioè una parte della politica e delle istituzioni la stanno facendo franca e continuano a tenere il punto, mentre l’economia è ancora ferma al palo, con le stime sugli investimenti per il 2014 che segnano un –24% e una visione rosea del futuro in capo ad un imprenditore su dieci, contro il dato medio europeo di tre su dieci. Nonostante tutto, l’export marchigiano continua a segnare dati incoraggianti, chiudendo il 2013 con un 12,3% sull’anno precedente.
A questo punto ci chiediamo: che cosa manca all’appello per vedere finalmente la luce in fondo al tunnel? Forse la mancata attenzione agli oltre tre milioni di lavoratori autonomi figli di un dio minore che non beneficeranno di alcuna boccata d’ossigeno, né dallo sconto sull’Irap, né dalle agognate 80 euro in busta paga.
In compenso però circa 2/3 del loro reddito anche nel 2014 finiranno dritti nelle casse dei vari livelli dell’apparato paludoso, per tenere a galla un sistema che continua a fare acqua da tutte le parti.
In attesa di ricevere quanto dovuto da tempo, ovvero incassare i debiti pregressi da parte della PA o almeno la loro certificazione per sbloccarne i pagamenti, proviamo almeno a far capire che l’equazione lavoro autonomo uguale evasione fiscale rappresenta un demagogico luogo comune che la stessa Agenzia delle entrate almeno nella provincia di Ancona bolla come un fenomeno meno invasivo rispetto alla media nazionale, da combattere, ma sul quale non si può assolutamente generalizzare, mettendo alla gogna intere categorie economiche.
 
 *Direttore CNA Provincia Ancona

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