I dati dell’Osservatorio integrato sull’artigianato e la piccola impresa
Il presente è nero ma c’è fiducia nel futuro. E’ quanto emerge dall’Osservatorio integrato sull’artigianato e la piccola impresa “Trend Marche”, realizzato da Cna e Confartigianato con la collaborazione della banca popolare di Ancona e dell’Istat, che è stato presentato all’Università di Ancona, presentato nel corso di una tavola rotonda alla quale ha partecipato il noto economista Giacomo Vaciago, soffermandosi sulla situazione del sistema Italia, con un intervento su “Coraggio e prospettive?: cosa manca al Paese e all’Europa” .
Come sarà il prossimo triennio per le imprese marchigiane? Secondo l’indagine della facoltà di Economia dell’Università Politecnica delle Marche, emerge una sorpresa: le aziende intervistate sono molto fiduciose sul fatturato del prossimo triennio. In particolare il 41% prevede un leggero incremento del fatturato e il 12% si aspetta un forte aumento. Per 38 imprese su 100 il fatturato alla fine del 2015 sarà lo stesso di oggi mentre solo il 9% teme una ulteriore riduzione.
Le imprese che guardano al futuro con maggior ottimismo sono quelle che, durante la crisi, si sono maggiormente impegnate nella riduzione dei costi, la specializzazione, l’innovazione e l’internazionalizzazione.
Se queste sono le aspettative per i prossimi tre anni, cosa è successo nei tre anni che ci lasciamo alle spalle? Dal 2009 al 2012 le imprese artigiane della regione Marche sono diminuite di 1.884 unità (-3,6%). La diminuzione si è concentrata nel manifatturiero (-913) e nelle costruzioni (-852), con una sostanziale tenuta nei servizi (-38). Sul territorio sono andate meglio le imprese artigiane nella provincia di Ancona (-0,2%), mentre a Pesaro-Urbino si è persa quasi 1 azienda su 10 (-9,0%). Tra l’1,8 di Macerata, il 2,8 di Fermo e il 3% di Ascoli il calo registrato nelle altre province. Ma non tutti i settori sono andati male. Le imprese informatiche sono cresciute del 30,9%. In crescita anche la riparazione e installazione di macchine ed apparecchiature (+24,8%). In aumento il numero dei servizi di ristorazione (+8,1). Tra i comparti manifatturieri soltanto le industrie tessili (+1,1), quelle di materie plastiche (+0,3) e le industrie alimentari (+0,3), fanno registrare dinamiche positive.
Tra gli anni della crisi, il 2012 è stato quello più pesante. In particolare tra giugno e dicembre, secondo “Trend Marche”, il fatturato dell’artigianato e delle piccole imprese è diminuito del 13,7%. Meglio l’artigianato conto terzi che ha perso solo il 7,8% del fatturato. La sorpresa, in negativo, è venuta dal fatturato estero che, dopo essere cresciuto nella prima parte del 2012 (+6,4%), è crollato nel corso del secondo semestre (-33,3%).
Tra le attività manifatturiere, quelle che risentono maggiormente della nuova fase di crisi sono il legno-mobile e le trasformazioni alimentari, i cui fatturati crollano a fine anno. Meno peggio, ma di poco, fanno il fatturato del tessile-abbigliamento e della meccanica. L’unico settore manifatturiero che registra una crescita del fatturato, in controtendenza con tutte le attività qui considerate, è il calzaturiero che vede incrementare le vendite di un modesto ma importante +1% rispetto allo stesso semestre dell’anno prima. Tra i servizi, si conferma a fine anno il momento particolarmente difficile per i trasporti che registrano un pesante -33,3% del fatturato nella seconda parte del 2012. Anche i settori servizi a persone e famiglie e riparazione veicoli subiscono un ulteriore aggravarsi del processo di ridimensionamento del fatturato, che cala per entrambi al ritmo del 12,8%.
Secondo i dati di “Trend Marche”, continuano a calare sia le spese per consumi (-18,3%) sia le spese per formazione (-7,4% a fine 2012). Invece si arresta la diminuzione delle spese per retribuzioni, le quali riprendono seppur lievemente a crescere (+0,9%).
Il crollo registrato dalle spese per consumi in presenza di una sostanziale tenuta dell’occupazione lascia supporre che accanto all’effetto della stagnazione della domanda sia in atto uno sforzo da parte delle imprese di far fronte a questa nuova difficilissima fase della crisi, incrementando la razionalizzazione dei costi in direzione del risparmio e della razionalizzazione dei consumi, pur di non licenziare i dipendenti. In questo contesto, purtroppo, si riducono ulteriormente le spese per la formazione e l’aggiornamento.