Commercio in crisi nella provincia di Ancona ma il 2012 parte con buone aspettative. La Cna Commercio e Turismo, attraverso il suo Osservatorio, ha condotto uno studio sull’andamento del settore nel 2011 e le prospettive per la prima metà del 2012.
Un questionario è stato somministrato alle imprese del settore commercio e pubblici esercizi, chiedendo dati legati a fatturato, investimenti e costi.
Dai risultati emerge la netta prevalenza di casi di diminuzione del fatturato registrati dalle imprese del campione (46,3%) rispetto ai casi di aumento (17,1%). La quota delle imprese in calo di fatturato è più alta di quelle che sono riuscite a mantenere invariato il giro d’affari (36,6%). Ciò esprime con chiarezza la gravità e la diffusione della crisi del commercio nella provincia.
Il 39,0% degli intervistati dichiara un aumento dei costi; solo il 4,9% dichiara invece una diminuzione.
“Tra le cause più rilevanti dell’aumento dei costi segnalate dalle imprese del nostro campione – precisa Andrea Riccardi, responsabile provinciale Cna Commercio e Turismo – si registra l’aumento relativo alla voce energia elettrica (per il 18,2% delle imprese), delle imposte (15,9%), delle merci (13,6%) e delle assicurazioni (9,1%)”.
Interessante l'aspetto relativo agli investimenti: solo un quarto delle imprese intervistate ha effettuato investimenti nel corso del 2011, tale quota risulta ben più alta per gli esercizi alimentari con un 43% delle imprese che ha investito. Gli investimenti sono meno diffusi tra gli esercizi non alimentari (22,6%) e tra i pubblici esercizi (20%).
Anche sul fronte saldi sono state eleborate alcune conclusioni: “solo per il 45% delle imprese che si sono avvalse dello strumento dei saldi di fine stagione – dichiara Giovanni Dini, responsabile Centro Studi Sistema Cna Marche – le aspettative sono state confermate. Una quota bassa di intervistati (5%) ha registrato un successo di vendite maggiore rispetto all’anno precedente. La stabilità ha riguardato il 30% delle imprese mentre la diminuzione delle vendite durante il periodo dei saldi ha riguardato i due terzi delle attività”.
Alla domanda su come viene giudicato nel settore il provvedimento sulle liberalizzazioni, gli imprenditori hanno formulato un giudizio positivo solo nel 12,2% dei casi; stessa percentuale di imprese che intende adottare una variazione degli orari e dei giorni di apertura/chiusura. Tra i principali motivi del giudizio sfavorevole: il problema dei costi di gestione (27,3%) e quello dell’unicità della presenza dell’imprenditore senza dipendenti.
Ad ogni modo, la maggioranza degli intervistati (56,8%) ritiene che per il 2012 vi siano prospettive positive: tali valutazioni sono più ottimistiche tra gli esercizi non alimentari (64,5%) che tra gli esercizi alimentari (42,9%) e tra i pubblici esercizi (40%).
UFFICIO STAMPA: DANIELA GIACCHETTI