Commercio: attività aperte anche nei festivi? Solo se non penalizziamo il piccolo negozio

 

di DANIELA GIACCHETTI

Si è parlato molto, in questi giorni, di liberalizzazioni nel commercio, in particolar modo relative all’opportunità di tenere aperti i negozi di domenica e nelle giornate festive. Alcuni hanno ritenuto opportuno intervenire tempestivamente per “liberare la domenica dal commercio”. Certo è

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che la questione delle aperture domenicali è abbastanza controversa.

“Il decreto sulle liberalizzazioni – dichiara Andrea Riccardi, responsabile provinciale Cna Commercio – ha aperto uno scenario inedito per il commercio e offerto delle opportunità. E’ però  vero che, a distanza di alcuni mesi, tale provvedimento non sembra aver portato benefici. Il calo dei consumi da parte delle famiglie è forte: secondo l’Istat il potere di acquisto nel secondo trimestre 2012 si è ridotto dell’1,6% rispetto al trimestre precedente e del 4,1% rispetto allo stesso periodo del 2011. L’inflazione si attesta al 3%. E’ chiaro quindi che l’inferiore capacità di acquisto non riesce a trovare soluzioni grazie alle aperture festive”.

Secondo la Cna non bisogna farne una “questione della domenica”, intesa come giornata di rispetto della festività religiosa, piuttosto bisogna far combaciare i diritti dei lavoratori con le opportunità legate ad un'offerta commerciale efficace ed efficiente.

“Dobbiamo pensare – continua Riccardi – a come collegare tali opportunità/possibilità ad azioni utili di promozione del territorio e ad iniziative di animazione. In questa direzione ben vengano gli eventi promossi nella logica di valorizzazione del Centro Commerciale Naturale, del fare rete con una proposta commerciale valida e di qualità. Deve esserci un adeguato piano di marketing alla base della scelta di tenere, o meno, aperte le attività nei giorni festivi. Ricordiamo infatti che si tratta di una facoltà, non di un obbligo e che tale facoltà non è sufficiente ad evitare il divario con la grande distribuzione. Andrebbe impostata una politica volta al sostegno delle imprese del commercio e al rilancio dei consumi, cosa che da tempo chiediamo a tutti i livelli istituzionali”.

“Oggi occorre rispondere ad una mutata esigenza del cittadino-cliente, che chiede orari accessibili”, va avanti Riccardi, che prosegue ricordando che “Il piccolo commercio ha due problemi da affrontare: garantire il giorno di riposo settimanale al dipendente e sopportare il costo del lavoro che ovviamente deve essere compensato da maggiori ricavi. Spesso il commerciante al dettaglio non ha dipendenti e diventa quindi impossibile chiedergli di lavorare 7 giorni su 7. E’ anche vero che il giorno di chiusura non deve essere necessariamente quello festivo”.

“Il negozio al dettaglio – conclude il responsabile di Cna Commercio provinciale – se non inserito in una logica di Centro Commerciale Naturale rischia di essere solo, non ha capacità di attrazione, subisce la concorrenza della GDO”.

Ovvero: nei centri storici la domenica si vende se parallelamente si organizzano iniziative o manifestazioni; dare la possibilità di avere negozi aperti senza condurre una politica volta alla riqualificazione dei centri urbani e al rilancio dei consumi non andrà a favorire il commercio e penalizzerà i piccoli esercenti che dovranno confrontarsi con la grande distribuzione organizzata.

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