Carpentieri: “La pressione fiscale uccide le nostre imprese”

Intervista al responsabile del Dipartimento Politiche Fiscali CNA
 
L’ISTAT ha certificato che la pressione fiscale è schizzata ai massimi dal 2015. Come intervenire?
La pressione fiscale in Italia è ai massimi purtroppo da tantissimi anni e questo ha determinato la morte di moltissime imprese e, cosa anche peggiore, una forte riduzione della propensione a creare un’attività imprenditoriale.  Peraltro, la pressione fiscale vera che uccide le imprese non è quella dell’ISTAT che rappresenta una media della pressione fiscale di un sistema fiscale, quello Italiano, profondamente iniquo a svantaggio delle piccole imprese. La pressione fiscale delle piccole imprese, secondo il nostro rapporto sulla tassazione delle piccole imprese “Comune che vai fisco che trovi” del 2019, è del 59,7% con un picco nel 2012 dove era arrivata al 64,5%.
Come intervenire?
Sicuramente riducendo la pressione fiscale per le piccole imprese eliminando le attuali iniquità nella tassazione IRPEF sui redditi ì; introducendo l’IRI per premiare con una riduzione della pressione fiscale le imprese personali che investono nella propria azienda; istituendo una tassazione ridotta sulla parte di reddito d’impresa che identifica l’efficienza e l’efficacia dell’azione imprenditoriale: “chi più dichiara meno paga”
Legge di Bilancio 2020.
Il provvedimento più importante e quello da correggere al più presto.

Sicuramente della legge di bilancio il provvedimento più importante, dal punto di vista fiscale, è stato quello di anticipare di un anno la deducibilità completa dell’IMU dal reddito d’impresa, mentre occorre correggere al più presto le disposizioni che hanno determinato l’abrogazione della flat tax al 20% per i redditi d’impresa compresi tra 65 e 100 mila euro, al pari  delle correzioni al regime forfetario per le imprese personali ed autonomi che hanno un volume di affari inferiore a 65 mila euro. Si tratta di disposizioni che avrebbero dato un forte contributo alla riduzione della pressione fiscale riducendo l’area dell’iniquità del sistema fiscale italiano.
Equo, semplice e trasparente. È un’utopia pensare ad un Fisco così?
Per la CNA niente è un’utopia. Se si vuole raggiungere un obiettivo con il tempo si riesce sempre. Sicuramente gli ostacoli da superare sono moltissimi. Ad esempio la necessità di trovare ogni anno oltre 20 miliardi per evitare i previsti aumenti dell’IVA, sono un’ipoteca a qualsiasi politica di riduzione della pressione fiscale. Il dramma è che all’epoca le maggiori entrate associate agli aumenti dell’Iva, ne tempo, sono stati utilizzati per creare parte dell’iniquità a svantaggio delle piccole imprese. In particolare per la riduzione della tassazione delle società di capitali che dal 36% è arrivata al 24%; alla riduzione dell’IRAP sul costo del lavoro che, lo ricordiamo, pesava per circa l’80%  sulle imprese più strutturate “labour-intesive” ovvero per la riduzione della tassazione dei lavoratori dipendenti con il c.d. bonus 80 euro.
E adesso il Milleproroghe. Qual è il traguardo di CNA in vista di questo importante provvedimento?
Ancora è prematuro dirlo, ma per la CNA un traguardo importante è quello di disinnescare la valutazione negativa degli ISA (Indicatori sintetici di affidabilità) applicati nell’anno 2018 (dichiarazioni 2019) ai fini del loro utilizzo per la selezione delle imprese da sottoporre a controllo. Questo concederebbe più tempo all’amministrazione finanziaria per correggere gli inevitabili errori commessi nella costruzione dei primi indicatori.

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