Alluvione, CNA: “Fare chiarezza sull’agenda per la ripartenza!”

È passato più di un mese dall’alluvione che ha messo in ginocchio la città ed un intero territorio vallivo lasciando un’intera comunità segnata da un fango che difficilmente verrà dimenticato. Si sta lavorando per tornare ad una normalità, che per alcuni è iniziata, per altri la ripartenza risulta ancora un miraggio.

Molti i fattori che incidono nella riapertura dell’attività, dalla sicurezza del territorio, all’incertezza del futuro appesantenti dalla crisi energetica, perché mentre si lavora per tornare alla normalità, poco si sta facendo di concreto per evitare che accada di nuovo quanto avvenuto lo scorso 15 settembre. Da un lato si cerca di snellire le procedure per rimborsare almeno le prime spese, dall’altro si parla solo di azioni sui fiumi e fossi, senza però incidere concretamente. Ma il territorio necessita di questo. Le imprese e i cittadini chiedono con forza la messa in sicurezza dei fiumi, i lavori sugli argini già assottigliati e danneggiati dall’alluvione  vanno ripristinati quanto prima, questo prima che la natura stessa faccia ricordare quali siano i rischi.

La CNA lancia l’allarme: “Abbiamo fatto una ricognizione dei danni e, seppur le istituzioni hanno messo il loro impegno congiunto, non percepiamo la linea programmatica di sostegno all’economia di un territorio – dichiara Giacomo Mugianesi, Responsabile sindacale CNA Senigallia e Valli Misa e Nevola –. Il fattore tempo è fondamentale come le risorse per ripartire ed al pari degli interventi di messa in sicurezza dell’area interessata, questo per evitare che paura e disperazione di centinaia di famiglie ed altrettante attività si trasformino in abbandono del territorio».

Tra i dubbi avvertiti dalla popolazione, c’è la percezione di una mancata strategia di recupero dell’area, i danni sono ingenti.  I ponti che collegano le principali aree commerciali e produttive sono inagibili,  “Abbiamo bisogno di recuperare in fretta per  ripartire su basi solide e sicure, scongiurando il rischio desertificazione economica e disastro sociale – prosegue Mugianesi – vanno ripristinati le vie di accesso alle aree produttive e commerciali, bisogna procedere immediatamente nella sospensione di ogni forma di tributi, contributi e adempimenti vari, estendendendo la moratoria su mutui e prestiti anche per coloro che stanno subendo un danno indiretto, perché collegati ad aziende danneggiate”.

Numerose proposte sono arrivate per tamponare l’attuale situazione di emergenza. Tra le tante la CNA sostiene l’idea di un ponte provvisorio ciclo pedonale che tamponi l’inagibilità del ponte Garibaldi.

Dopo il sostengo per i primi interventi di ripristino ed immediati interventi per la messa in sicurezza dei fiumi, servono agevolazioni fiscali strutturali per chi resta e crede nel territorio, oltre ad incentivi importanti per chi investe nelle aree colpite dall’alluvione.

Centinaia sono le imprese delle Valli del Misa e Nevola che stanno riversando addosso alla CNA la loro legittima frustrazione e manifestando assoluta disapprovazione verso le Istituzioni e la politica tutta, che nella circostanza hanno fatto emergere contraddizioni ed inaffidabilità tali da indurre in molti di loro il desiderio di trasferirsi altrove. Questa infausta ipotesi deve essere scongiurata per il bene delle comunità che risiedono in queste zone.

La CNA è in prima linea nel fare la propria parte per riportare la situazione in tempi brevi ad una parvenza di normalità in un territorio devastato sul piano morfologico, oltre che economico e sociale. “Speriamo che la composizione demografica non cambi, ma bisogna fare di tutto per riportare le famiglie nelle loro case, gli imprenditori e i lavoratori nel loro ambiente –  conclude Mugianesi perché le imprese possano continuare a produrre ricchezza e benessere nell’interesse comune va attivato un piano di rilancio con accordi pubblico-privato così da costruire una prospettiva su basi solide e credibili, poiché diversamente i danni degli interventi mancati e degli allarmi mai dati si tradurranno nel depauperamento di un’ampia area ricca di tradizioni agricole, produttive, culturali e turistiche”.

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